Sul suolo compatto del Sahara, dove la pioggia è da sempre un evento straordinario, uno studio recente apre scenari che cambierebbero il volto del continente africano. I ricercatori descrivono una possibile crescita significativa delle precipitazioni su vaste aree che oggi sono quasi completamente aride: non è una previsione isolata, ma il risultato di simulazioni elaborate su decine di modelli climatici. Lo studio mette in luce come l’aumento delle temperature globali stia modificando la circolazione atmosferica, favorendo l’ingresso di aria umida in regioni finora dominate da siccità.
La ricerca, condotta dall’Università dell’Illinois Chicago e pubblicata su npj Climate and Atmospheric Science, ha confrontato gli andamenti delle piogge tra il periodo 2050–2099 e la baseline 1965–2014 usando 40 modelli climatici. In base ai due scenari studiati — emissioni moderate e alte — gran parte dell’Africa mostrerebbe un incremento delle precipitazioni, ma con forti differenze locali. Il punto più rilevante è che il Sahara potrebbe registrare, in alcuni casi, fino al 75% di pioggia in più rispetto alla media storica: un dato significativo se si considera che oggi la regione riceve mediamente circa 75 millimetri all’anno.
Un dettaglio che molti sottovalutano: l’aumento non sarà uniforme né costante durante l’anno. Alcune stagioni potrebbero portare rovesci intensi e concentrati, mentre altre resterebbero secche. I modelli indicano inoltre incrementi minori per l’Africa sud‑orientale e il centro‑sud del continente, e un possibile peggioramento in alcune aree sud‑occidentali, dove le precipitazioni potrebbero diminuire.

Impatto e rischi che vanno oltre la semplice pioggia
Se le previsioni si avverassero, non sarebbe solo una questione di più o meno acqua: cambierebbero gli ecosistemi, l’agricoltura e la gestione delle infrastrutture. Un aumento delle precipitazioni può stimolare la vegetazione e spostare i confini del Sahel, ma può anche aumentare il rischio di alluvioni, erosione del suolo e danni a strade e città non progettate per eventi intensi. Lo raccontano i tecnici del settore: più pioggia concentrata significa meno tempo per l’assorbimento e maggiori picchi di deflusso.
Dal punto di vista sociale, le comunità rurali potrebbero vedere opportunità per colture diverse e raccolti più frequenti, ma devono anche prepararsi a sfide nuove, dalla gestione dell’acqua alla prevenzione delle malattie legate all’umidità. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è la necessità di investire in sistemi di drenaggio e in piani di adattamento che coinvolgano più Paesi del Nord Africa e del Sahel: la pioggia non rispetta i confini.
Esistono poi margini di incertezza nei risultati: i modelli presentano variabilità tra loro e gli esiti dipendono dalle scelte future sulle emissioni di gas serra. Per questo, oltre a monitorare i cambiamenti, serviranno misure concrete di adattamento e investimenti nelle infrastrutture idriche e agricole. Un dettaglio che molti sottovalutano è che più precipitazioni non equivalgono automaticamente a benefici: possono portare a impatti negativi su salute pubblica, economia locale e stabilità territoriale. La trasformazione annunciata pone quindi sfide pratiche che governi, istituzioni e comunità locali dovranno affrontare nella vita quotidiana.
