LinkedIn cambia tutto dal 3 novembre: se non vuoi che prenda i tuoi dati devi fare questo

Matteo Casini

Novembre 2, 2025

Dal 3 novembre LinkedIn avvierà una modifica importante che riguarda la privacy e l’utilizzo dei dati degli utenti. La piattaforma professionale, di proprietà di Microsoft, inizierà infatti a utilizzare le informazioni presenti sui profili per addestrare i propri modelli di intelligenza artificiale generativa. Una scelta che interessa milioni di persone in Europa, Svizzera, Canada e Hong Kong, inclusi gli utenti italiani.

Non si tratta di un semplice aggiornamento tecnico: per la prima volta il social professionale userà elementi del profilo e i contenuti pubblicati per alimentare strumenti di IA avanzata dedicati alla creazione di contenuti e a nuove funzioni della piattaforma. E, dettaglio importante, l’opzione sarà attivata di default: chi non vuole partecipare dovrà intervenire manualmente dalle impostazioni o inviare un modulo specifico.

Cosa farà LinkedIn con i dati

LinkedIn ha comunicato ufficialmente la novità a fine settembre in una nota indirizzata agli iscritti. Dal 3 novembre i sistemi di intelligenza artificiale della piattaforma inizieranno a utilizzare:

  • informazioni del profilo pubblico

  • post pubblicati

  • dati professionali visibili sul profilo

per addestrare modelli di IA destinati a:

  • proporre contenuti più rilevanti

  • ottimizzare l’esperienza degli utenti

  • aiutare nella ricerca di nuove opportunità e connessioni professionali

Secondo la piattaforma, l’obiettivo è migliorare gli strumenti di networking e di supporto alla carriera, rendendo l’esperienza più moderna e assistita dall’AI.

Cosa non verrà utilizzato

LinkedIn ha chiarito che non rientrano nel trattamento:

  • messaggi privati

  • conversazioni riservate

  • contenuti non pubblici

Rimangono tutelati anche dati sensibili non visibili sul profilo.

Come opporsi: due metodi semplici

Chi non desidera che i propri dati vengano utilizzati per l’addestramento dell’AI ha due possibilità.

1. Disattivazione dalle impostazioni

Il metodo più rapido consiste nel modificare un’impostazione interna al profilo:

  1. Accedere al proprio profilo LinkedIn

  2. Entrare in Impostazioni

  3. Selezionare la voce Privacy dei dati

  4. Cercare l’opzione Dati per migliorare l’IA generativa

  5. Disattivare l’interruttore

Basterà passare da a No.

Una modifica che richiede pochi secondi ma garantisce che i dati personali non vengano utilizzati dall’algoritmo.

2. Invio di un modulo ufficiale

Per chi preferisce una procedura più formale, LinkedIn mette a disposizione un modulo dedicato, accessibile attraverso un link fornito nella comunicazione ufficiale. Compilandolo si richiede esplicitamente l’esclusione dal programma di addestramento AI.

Perché LinkedIn lo fa

La decisione si inserisce nel contesto globale in cui le grandi piattaforme tecnologiche stanno integrando l’intelligenza artificiale per migliorare servizi e funzionalità. LinkedIn punta a:

  • rafforzare i suoi strumenti di scrittura assistita

  • ampliare sistemi di consigli di carriera

  • migliorare suggerimenti per opportunità lavorative

  • rendere più efficaci le connessioni professionali

Tutto attraverso modelli addestrati sulle interazioni professionali reali degli utenti.

Cosa cambia per gli utenti

Chi non modifica le impostazioni vedrà i propri dati pubblici entrare nel processo di formazione dei modelli AI. La piattaforma promette comunque sicurezza e trasparenza nel trattamento delle informazioni.

Chi invece preferisce maggiore controllo sulla propria privacy potrà disattivare l’opzione senza alcuna limitazione all’uso del social.

Una scelta che divide

Come accade spesso con le novità che riguardano la gestione dei dati personali, la decisione ha diviso gli utenti: c’è chi vede in questo passo un’opportunità per migliorare gli strumenti digitali e chi teme possibili rischi legati alla privacy.

Di certo, la comunicazione trasparente e la possibilità di esclusione manuale rappresentano punti a favore di LinkedIn, soprattutto nel contesto regolatorio europeo sempre più attento ai dati personali.